18/10/17

Filologia pucciniana per toscani 4 – Bazza

Ormai non si usa più neanche in Toscana, ma quando ero bambino la “bazza” era il mento di una persona. Puccini lo usa come soprannome per il musicista Carlo Carignani (1857-1919), uno dei suoi più fidati collaboratori. Tutti coloro che lavorano sulle opere di Puccini ricordano il nome di Carignani sulla copertina degli spartiti, ma pochi sanno chi fosse. Carignani, che spesso lavorava direttamente nello studio di Puccini, era incaricato di allestire gli spartiti con la riduzione per canto e pianoforte dalla partitura. Siccome le partiture di Puccini erano quasi incomprensibili, l’abilità del Carignani stava nell’essere il primo a decifrarle. A termine del lavoro del Carignani i fascicoli venivano spediti allo stabilimento Ricordi, dove pure si trovava uno specialista della grafia di Puccini per decifrarli anche a Milano. Carignani e Puccini erano cresciuti ed avevano studiato insieme, Carignani aveva fatto a Puccini la riduzione de Le Villi e da allora Puccini si servì sempre e solo di lui.  Con il tempo, Carignani diventò una sorta di appendice nell’economia domestica di casa Puccini; amico e il collaboratore più devoto, che aveva sacrificato per lui una carriera promettente.

Carignani portava la barba ma siccome aveva il mento pronunciato si guadagnò il soprannome di “bazza”. In un momento di particolare indignazione Elvira lo nomina anche come “bazzone”, anzi “perfido bazzone”: sembra che durante le trattative per la liquidazione della Cori avesse consigliato a Puccini di trattare personalmente e non tramite avvocati. Elvira era assolutamente contraria che Puccini rivedesse la Cori, per paura che crollasse psicologicamente e ricominciasse la tresca, per cui scrive a Ricordi che si inventi qualche lavoretto da far fare a Milano al perfido bazzone in maniera di toglierselo da casa prima che metta in testa a Puccini qualche altra brillante idea. Naturalmente questo appellativo ha messo in crisi i traduttori stranieri che non sanno come interpretare questa lettera.

Carignani seguiva spesso non solo le prime esecuzioni, quando c’erano da mettere a punto le partiture, ma anche le avventure ed i giri pesca di Puccini. Almeno una volta però si mise al servizio di Elvira contro Giacomo. Le due donne di casa Puccini, Elvira e Fosca la figlia di Elvira, preferivano di gran lunga stare a Milano dove ci sono tutte le piccole distrazioni che rendono la vita sopportabile. Stare a Torre del Lago era interessante solo per Puccini che andava a caccia ma di una noia mortale per il resto della famiglia. Andare al villino di Chiatri sui monti dietro Lucca, poi, che a quei tempi si raggiungeva per una stradina che era poco più di una mulattiera, significava essere completamente fuori dal mondo. Per cui convinsero Carignani a vestirsi da fantasma e ad apparire di notte a Puccini per convincerlo che nella villa c’erano gli spiriti e non ci si poteva rimanere.

Carignani era detto anche “mestola”.



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