A questo punto sarà ormai chiaro che la fonte primaria degli
studi su Puccini sono le lettere; sia quelle che ha scritto che quelle che ha
ricevuto. Un epistolario immenso: nessuno ne conosce la esatta consistenza.
Quando Schickling iniziava a scrivere il suo libro su Puccini aveva catalogato 4000
lettere scritte da lui, quando lo termina è arrivato a 7000, ma il conto totale continua a salire di anno in
anno. Puccini usa lettere, telegrammi e cartoline con la stessa disinvoltura
con la quale noi usiamo le email. Scrive di continuo a tutti e di tutto, spesso
su carta intestata dell’albergo nel quale si trova. A volte dalle lettere più
insignificanti si ricavano informazioni su dove si trova e con chi, tanto che
Schickling riesce a ricostruire una cronologia nella quale possiamo
identificare dove Puccini si trovi e a fare che cosa quasi giorno per giorno.
Tutta questa corrispondenza si trova dispersa in infiniti
rivoli: trasferita a biblioteche a seguito di lasciti o acquisti, o nelle mani
degli eredi dei destinatari originali, o venduta a collezionisti privati. Altra
ancora nei registri commerciali delle ditte, Ricordi in primis, altra venduta
come souvenir. Un paio di libri sono preziosi: per le loro biografie Seligman,
Marek e Carner hanno avuto accesso a lettere che poi sono state rubate o finite
a persone che non ne consentono più l’accesso, e le trascrivono in traduzione
inglese, in qualche caso l’unico testo oggi disponibile. Viceversa l’edizione
italiana della biografia di Carner è preziosa in quanto per essa Carner riuscì
ad ottenere da Seligman e Marek i testi italiani originari da loro citati (non
avrebbe avuto senso ritradurli in italiano dall’inglese!) e in alcuni casi
questo è l’unico testo oggi disponibile.
Se io volessi procurarmi tutta la documentazione su Mozart,
mi basterebbe avere tre libri: l’edizione Bärenreiter delle lettere (otto
volumi anche in formato tascabile), la biografia documentaria di Deutsch per i
documenti che lettere non sono e l’ultima edizione del catalogo Köchel per
quello che riguarda partiture e musica. Virtualmente tutti i dati di fatto su
Mozart sono in questi tre libri. Per Puccini questo lavoro è iniziato ma penso
che occorreranno una o due generazioni prima di poter arrivare se non alla
completezza, almeno ad uno stato di reale avanzamento. Schickling ha compilato
un pregevole catalogo delle composizioni e delle loro varianti, ma la
corrispondenza è un osso duro e ne è stato pubblicato, dal centro studi di
Lucca, solo un volume dei nove previsti. In ogni caso pubblicheranno solo
lettere di Puccini ma non le risposte dei corrispondenti. E già nel primo
volume alcune lettere non si sono potute pubblicare per l’opposizione di
Simonetta Puccini che è l’erede.
Tutte le edizioni della corrispondenza attualmente
disponibili sono selezioni molto parziali. Quando voi mi fate una domanda la
cui risposta stia in una lettera, di solito mi ricordo a memoria la risposta ma
a volte è veramente difficile ricordare dove ho letto la lettera che vorrei
citare. Ci sono gli epistolari ufficiali, Adami e Gara, che naturalmente
affrontano più volentieri le questioni artistiche che quelle private; le
lettere citate parzialmente da Marek, Seligman e Carner che a volte sono le più
importanti per capire. La raccolta “Puccini com’era” del Marchetti che rispetta
uno stadio in cui la famiglia allargata (incluso i discendenti delle sorelle di
Puccini) era meglio disposta di adesso, per cui in definitiva è a mio avviso la
raccolta più interessante; poi alcune raccolte specifiche, p.es. le lettere a
Riccardo Schnabl o quelle del fondo Del Fiorentino a Montecatini. E migliaia di
lettere disperse qua e là, presso antiquari, archivi, biblioteche,
collezionisti.
Riflettete un attimo sulla natura della corrispondenza.
Antonio è innamorato di Beatrice e tutti i giorni si scambiano lettere d’amore.
Lo studioso che a posteriori voglia studiarli, dove trova le lettere? Quelle
scritte da Antonio sono a casa di Beatrice, quelle scritte da Beatrice sono a
casa di Antonio. Non esiste un unico luogo dove si possa avere il panorama
completo.
Dato che, tendenzialmente, gli eredi più diretti di Puccini
hanno sempre avuto la tendenza (non sempre la possibilità) di condizionare gli
orientamenti degli studiosi, è più facile avere le lettere scritte da Puccini –
che troviamo a casa di Illica, Giacosa, negli uffici della Ricordi, etc. –
piuttosto che le risposte, che in teoria dovrebbero essere dagli eredi Puccini,
ammesso che lo stesso Puccini non abbia deciso di distruggerle - per esempio
per non farle cadere sotto lo sguardo sospettoso di Elvira.
La conseguenza di questo fatto è che di tanti personaggi di
cui vi ho parlato abbiamo solo l’immagine specchiata in quello che Puccini
scrive, ma le loro voci dirette sono andate perse. Leggiamo le lettere di
Puccini, ma non le loro risposte. Si indovina che cosa possano aver risposto ma
le loro parole esatte non ci sono più.
Non succede a tutti. Di Elvira, di Antonio, delle sorelle e
relativi cognati e nipoti abbiamo tanti materiali; in parte negli archivi di
famiglia (e qui sono preziosi gli estratti riportati dai primi biografi), ma
anche negli archivi della famiglia estesa. Certamente molto è stato distrutto o
secretato, ma nel frattempo altrettanto è già stato pubblicato. La
corrispondenza di lavoro – Illica, Giacosa, Adami, Ricordi Giulio e Tito e
tanti altri ancora, può essere ricostruita nei due lati con molta precisione.
Fin dall’inizio è stata la corrispondenza più studiata, in quanto ci spiega la
genesi delle opere e tutto il lavoro, spesso faticoso e gravido di conflitti,
della definizione della sceneggiatura con continue riscritture e a volte il
completo rovesciamento del piano generale delle opere. In particolare le
lettere di Puccini a Illica – preziosissime per ricostruire la genesi delle tre
opere più importanti – sono archiviate nella biblioteca Passerini-Landi di
Piacenza, che per questo lascito è diventato il luogo dove è depositato il
maggior numero di lettere di Puccini. Qualche cosa del rapporto con la Ricordi
è stato deliberatamente censurato: alcune divergenze economiche negli anni dopo
la guerra, che sono emerse solo in seguito.
Poi inizia la serie delle voci che sembrano chiamarci dal
silenzio, o al silenzio perpetuo sono state destinate.
Schickling, in privato, dice che il grande enigma degli
studiosi pucciniani è Sybil Seligman. Una persona di enorme importanza per
Puccini, l’unica donna con la quale discutesse di questioni artistiche, dalla
quale riceveva suggerimenti ed aiuti. E’ stata lei, per fare un esempio, a dare
il titolo definitivo “La Fanciulla del West” a un opera che aveva avuto solo
titoli di lavoro: Puccini la chiamava “La Girl”. Vincent Seligman, figlio di Sybil, compilò una
biografia pucciniana usando frammenti delle lettere indirizzate dal 1905 in poi
a sua madre – è Puccini che parla – facendo attenzione a censurare tutto quello
che potrebbe essere offensivo per chicchessia, comunque offrendoci una immagina
intima del maestro di estremo interesse. Ma in questo dialogo sappiamo di Sybil
solo per eco da quello che scrive Puccini: come se di lei vedessimo solo il
riflesso in uno specchio; scritta da lei, è avanzata una unica cartolina. Anzi
Schickling fa notare che, per essere una donna di tali ricchezze ed interessi,
esistono solo pochissime foto, troppo poche - in pratica, una foto di lei da
giovane, molto formosa; una del 1904 e una serie del 1907 in gita all’Abetone
con tutti i Puccini, dove non è che fosse molto più attraente di Elvira che è
tutto dire. Della sua vita pochissimi documenti. Qualche memoria contrastante
dei familiari: secondo la sorella Violet fu amante di Puccini in senso fisico,
ma solo per un periodo molto breve appena si erano conosciuti; secondo Vincent,
che era il secondo figlio, la madre aveva perso qualsiasi interesse per il sesso
dopo il difficile parto del primo figlio (che fu di salute cagionevole per
tutta la sua non lunga vita), e Vincent non riusciva ad immaginare per quale
fortunosa circostanza sua madre avesse acconsentito ad una seconda gravidanza
(lui stesso). Fino a poco tempo fa, di Sybil non si sapeva neanche dove fosse
sepolta. Paradossalmente, se è avanzato tanto poco di lei, è avanzato però il
suono materiale della sua voce: era una cantante dilettante ed esistono due
registrazioni dove canta romanze di Tosti che era il suo maestro – fra l’altro
parecchio deludenti perché di lei si scriveva che la sua voce di contralto fosse
bellissima, e non mi sento di dire che ritrovo questo giudizio in quello che
sento. - Ma leggere direttamente i suoi scritti, questo non ci è possibile. Dato
che Elvira accettava la presenza di Sybil, non è detto che le sue lettere siano
andate distrutte. Mi aspetto che in un futuro forse lontano qualche cosa salti
fuori dai bauli della famiglia Puccini. Viceversa, dopo la morte di Puccini
Sybil ha regalato un po’ di lettere di lui come souvenir a vari amici e queste
stanno saltando fuori una ad una; e sono fra le scoperte più interessanti. Più
inquietante è vedere in vendita nelle case d’aste lettere di Puccini a Sybil
che erano sicuramente nella disponibilità di Vincent perché sono citate nel
libro. Questo significa che il fondo si sta smembrando, i proprietari lo stanno
rivendendo a pezzi singoli.
Della deliziosa Josephine von Stengel avanzano le tre
lettere pubblicate da Marchetti, una anche in facsimile. Marchetti non dice da
chi le ha avute, ma si intuisce che siano rimaste a qualche familiare (non gli
eredi diretti – se Elvira avesse trovato una lettera della von Stengel avrebbe
fatto una carneficina). Sembra che recentemente da un antiquario si sia trovata
una quarta lettera. Per poco che sia, questo fa di lei l’amante di Puccini che
meglio conosciamo: l’unica della quale possiamo leggere i sentimenti, possiamo
capire di che cosa parlava con Puccini, in una parola: l’unica che ancora sia
viva davanti a noi e ci parli. Di Puccini avanza un biglietto a lei,
intercettato dai servizi segreti durante la guerra e ritrovato da Schickling.
Le lettere di Puccini rimaste nella disponibilità di Josephine sono state
distrutte deliberatamente dalle figlie dopo la morte di lei, come da sua
specifica richiesta: il suo amore se l’è portato nella tomba. Prima che
Marchetti pubblicasse le tre lettere, si sapeva dell’amore per una bella donna
ma non se ne sapeva il nome. Non mi stupirei se con il tempo saltasse fuori
qualche cosa in più finito accidentalmente fuori posto, ma non credo a grossi
ritrovamenti nemmeno se i bauli della famiglia Puccini fossero totalmente
aperti agli studiosi.
Le lettere di Puccini a Rose Ader rimasero credo ad un
fratello di lei. In certi periodi Puccini le scriveva anche tutti i giorni, di
fatto sospetto che il loro legame fosse più che altro epistolare. Per qualche
motivo qualcuno ha incominciato a venderle a gruppi sul mercato antiquario, e
non è impossibile procurarsene una. Ma non ci è nota alcuna lettera della Ader
a Puccini. Dal nostro punto di vista, è completamente muta. Non sappiamo se era
intelligente o scema, non sappiamo se era allegra o triste - Puccini tende ad
essere triste quando le scrive, e a prenderla un po’ per scema. Sappiamo che
con la lingua italiana la Ader non doveva avere molta familiarità, ma questo
non vuol dire molto; una donna interessante trova sempre il modo di farsi
capire. Neanche l’italiano di Josephine è perfetto, ma questo semmai aumenta il
suo fascino. Ci sarà qualche cosa della Ader fra le fantomatiche proprietà
della famiglia Puccini? Mistero. Io credo che non ci sarà molto, anche se
peraltro non risulta che Elvira abbia mai sospettato della Ader. – Della Ader
come cantante sono rimaste alcune registrazioni; e devo dire che mentre tutti dicevano
peste e corna della sua voce, della sua dizione e del suo solfeggio, tutto
sommato sono più che ascoltabili, fra le registrazioni storiche si trova di
molto peggio e relativamente a nomi molto più celebri.
Una voce che è stata completamente silenziata, come
sappiamo, è quella di Cori ossia Corinna. Sappiamo per certo che quando Puccini
scopre la sua attività torinese di escorting le scrive una “lettera
ingiuriosa”, la minuta della quale è il documento nel fondo Bonturi-Razzi che
permette forse di darle un nome. Un piccolo gruppo di lettere relative a Cori sono
finite nel fondo Bonturi-Razzi: la
minuta della lettera ingiuriosa, una lettera relativa all’investigazione su di lei che si attribuisce a Luigi Pieri
amico di Puccini, ma la cui firma è illeggibile, più alcune corrispondenze di
Illica relative alla piemontese da cui si evince che Illica ne sapeva più di
tutti, e in tutte le trame per allontanare Puccini da lei faceva da
intermediario tra Ricordi e i familiari. Mi fa venire la vertigine pensare come
queste lettere, che sono fra le cose più riservate del maestro, la sua
avventura più scandalosa, quella della quale si volle persino sopprimere il
nome dell’oggetto, possano essere finite in una cartellina in casa della Ida
Bonturi (che stava a Firenze in via Porta Rossa). Era materiale da bruciare,
invece finisce in casa dell’Ida. - L’Ida era la sorella di Elvira, Beppe Razzi
il di lei marito era in grandissima confidenza con Puccini, era addirittura uno
dei compagni di zingarate del Club “la Bohéme” di Torre del Lago. Ma non
capisco il meccanismo: le lettere sono state messe al sicuro nella loro casa
per mano di Elvira o di Puccini? Per quale motivo sono finite da loro? Perché
non sono state distrutte?
Troveremo mai qualche altra lettera su questo amore assurdo?
Tutte le lettere scritte da Puccini a Cori, inclusa la lettera ingiuriosa,
furono trasferite ad un avvocato con lo scopo di minacciare Puccini di azione
legale. Per Puccini fu una prima legnata lo scoprire che aveva amato una escort
– amato disperatamente, da ridursi ad uno straccio – seguì il secondo colpo di
essere ricattato dall’ex oggetto di una passione così esasperata. Ricomprare le
lettere dall’avvocato gli deve essere costato caro e mi stupirei se una sola di
esse non finisse prudenzialmente bruciata, se non altro per cancellare ogni
traccia di un amore naufragato in maniera così meschina. – Esisteva anche una
corrispondenza di Cori verso Puccini: Puccini aveva fatto leggere a Ricordi
alcune di queste lettere (il Puccini innamorato ha dei tratti di ingenuità
sconvolgenti); e Ricordi le aveva trovate “scritti volgari, frasi fatte”.
Sappiamo che lei scriveva a lui anche tutti i giorni o quasi. Lo intuiamo da un
episodio: gli investigatori avevano accertato che Cori si era recata in visita
presso un nobile biellese, uno di quelli che frequentavano il suo appartamento
di Torino, per cinque giorni; la cosa era stata nascosta a Puccini
semplicemente scrivendo alcune lettere in anticipo che poi erano state
impostate da Torino dalla sorella di lei in maniera che dai timbri postali
sembrasse che Cori fosse rimasta sempre a Torino.
Mi stupirei se tutto questo la documentazione di tutto
questo fosse stata conservata da Puccini. Ma devo dire la verità, mi stupirei
anche se in qualche archivio legale o in qualche faldone della Ricordi non
fosse avanzato qualche documento da scoprire. Questa è una donna alla quale
Elvira ha messo le mani addosso, che Elvira, Puccini e penso anche Ricordi
hanno fatto spiare, sulla quale hanno trattato almeno tre avvocati, che tutti
gli amici maschi di Puccini hanno visto, forse anche occasionalmente ospitato e
qualcuno le ha anche scritto direttamente – e ogni traccia sarebbe andata persa?
Improbabile. Parte della corrispondenza relativa a Cori ed in generale all’anno
1903 si è trovata negli archivi di Ricordi. Le cose più interessanti, inclusa
la lunga e terribile lettera di rampogna di Giulio Ricordi a Puccini del 31
maggio 1903, furono pubblicate già da Sartori nel 1959. Nell’archivio Ricordi
si è trovato un po’ di tutto, incluso due radiografie della gamba rotta di
Puccini, ma penso che molte cose e soprattutto le più scottanti siano state
fatte sparire. Qualcosa salterà fuori
prima o poi. Comunque, anche lei è una voce silenziata. Non sappiamo se fosse
intelligente o stupida, se fosse così volgare come diceva Ricordi, di che cosa
potesse parlare con Puccini. Non sappiamo nemmeno la cosa più importante, se conducesse
la sua attività di incontri maschili solo al termine della relazione con
Puccini o anche al suo inizio – in altre parole se avesse avuto almeno
inizialmente un briciolo di sentimento per lui o se Puccini per lei fosse
solamente un pollo da spennare per farsi una posizione.
Un’altra voce è stata silenziata, ma non tanto che non ne
avanzi almeno il nome: Doria Manfredi. Doria ci parla solo con il suo gesto
estremo, il suicidio. Sembra anche che abbia iniziato a dare la sua versione
dei fatti solo nei cinque giorni della sua straziante agonia. Sappiamo che era
andata a scuola e sapeva scrivere (non è una cosa scontata) anche se in maniera
sgrammaticata; nel novembre 1907 i parenti le tolgono anche il calamaio per
impedire che possa scrivere al maestro e cacciarsi in ulteriori guai. Alcune
lettere di Puccini a Doria dove si dichiara l’innocenza di entrambi furono
esibite dai parenti di lei nell’istruttoria del processo. Salteranno fuori
altre lettere fra Puccini e Doria? Certo non dai familiari di Puccini. Credo
che non ci sia molto da far saltare fuori, ma fra quello che c’è sono convinto
che ci sono cose rilevanti.