01/11/17

Amore santo

Nota letteraria pucciniana brevissima. Mi ha colpito la somiglianza di due passi di origine completamente diversa.

1. Nella finzione scenica, quel giuggiolone di Ruggero ne La Rondine, dopo una notte di coccole con Magda:
“Non son più solo con l’amor tuo
che si risveglia ogni giorno più ardente,
più intenso, più santo!”


2. Nella vita reale, Josephine von Stengel a Puccini, 22 marzo 1915,

“Oggi avevo la tua lunga lettera, così cara e sincera. Mi pareva sentirti parlare. Dunque mi desideri e mi dai mille nomi teneri: e con tanta poesia mi parlavi! Sentivo bene il tuo amore e il tuo profondo sentimento che è veramente santo.”

“Come ti desidero e come vorrei essere al tuo cuore per riposare nel tuo amore, così santo e così profondo!”

Nella finzione scenica arriva la lettera della mamma di Ruggero a ricordare che l’amore diventa santo quando si fanno bambini (e appena la legge Magda capisce perfettamente e toglie il disturbo). Nella vita reale, Josephine è tanto esaltata d’amore per Puccini da recarsi, lo leggiamo in una lettera di pochi giorni prima, in una chiesetta a ringraziare il Signore. Il che, da un punto di vista squisitamente religioso è un po’ singolare: Josephine, mentre scrive, è cattolica e vedova, ma Puccini è sposato in maniera visibilmente ingombrante.

Verosimilmente per Josephine (e per Adami, in luogo dei suoi personaggi) quello che rende santo l’amore non è la sua regolarità o la benedizione del prevosto ma l’intensità del suo ardere. E penso anche per Puccini. Non guardate solo agli aspetti più boccacceschi delle vicende che vi ho raccontato. Quando Puccini si innamorava ne rimaneva completamente travolto e diventava più cotto di una mela al forno. Ci sono lettere d’amore dove lo leggiamo ridotto completamente a uno straccio. Sull’intensità di certi sentimenti pucciniani, per quanto irregolari, io metterei la mano sul fuoco. Sulla costanza dei detti sentimenti forse meno.

I mistici parlano ogni tanto della santità dell’amore, vedi il Cantico dei Cantici o Santa Caterina da Siena, ma chi non è mistico o scrive fuori dal contesto specificamente religioso raramente usa questi due termini, “amore” e “santo”, insieme nella stessa frase. Ho provato a cercare un po’ di esempi ma ne ho trovati veramente pochi. Pensavo potesse essere una eco dannunziana ma mi sembra una falsa traccia. Qualcuno ha in mente qualche esempio?


In pratica, il sentimento legittima l’amore anche senza la regolarizzazione formale. Nell’epistolario pucciniano troviamo anche una situazione contraria. I parenti di Puccini quando videro che era cotto di una ragazzetta anche un po’ di moralità discutibile, gli ricordarono che aveva dei precisi doveri verso l’Elvira e il figlio Antonio, invitandolo a regolarizzare la sua posizione con lei – invito puramente teorico ed impossibile a realizzarsi essendo Elvira legalmente sposata con il Gemignani. Puccini rassicurava i parenti perché non si aspettava che il Gemignani sarebbe morto così presto. In questo caso però, non aveva espressioni romantiche e il matrimonio non era santo. Rispondeva che avrebbe fatto questa cosa non appena materialmente possibile, definendola una “vecchiata”.

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