“Berin”/”Berino” era il soprannome di Palmira Bencetti
(1860-1936), moglie di Ferdinando Fontana, il librettista de Le Villi ed Edgar,
il migliore amico di Puccini nel periodo immediatamente successivo agli studi
milanesi. Ignoriamo le fattezze della signora Palmira, ma dal soprannome
potremmo scommettere che aveva i riccioli. Potremmo anche scommettere che fosse
una donna vivace: quando sposa Fontana nel 1881 (ha quindi 21 anni) ha già nel
curriculum un matrimonio, un figlio e un divorzio in Svizzera. Il 29 dicembre
1885, Puccini comunica a Fontana di avere anche lui un “berino” bello e buono
per il quale è impossibilitato a lasciare Lucca: sarebbe ovviamente Elvira, già
amante di Puccini. Da notare che in questi giorni il marito di Elvira
(Gemignani, detto “Mago”), cantante semiprofessionista, è a Perugia a cantare
la Favorita. Il secondo figlio di Elvira e del Geminiani, Renato, è nato in
ottobre. – Fontana, in realtà, sapeva di Elvira già da qualche tempo prima.
Nella successiva corrispondenza con Fontana “berino” diventa
il soprannome anche di Elvira. Il
termine viene usato in molta corrispondenza fra Fontana e Puccini, ed anche
importante, perché Elvira rimane incinta di Puccini nel marzo 1886 e in luglio,
non potendo nascondere la gravidanza, fugge con lui da Lucca; e il primo posto
dove pensano di rifugiarsi è da Fontana a Caprino Bergamasco. Ma
improvvisamente sorge un problema: il berino n.1 (la signora Palmira) diventa
gelosissima del berino n.2 (l’Elvira), fino a minacciare di andarsene di casa
se arriva l’Elvira (peraltro incinta) e Fontana le fa dei complimenti. Io non
credo che fosse un problema di reale gelosia ma piuttosto del discredito che
poteva attirare l’ospitare una coppia irregolare, per cui Fontana ebbe non
pochi problemi nel trovare una stanza per i Puccini, cui si era unita anche la
piccola Fosca. Alla fine Fontana piazzò tutti e tre a Monza, dove Elvira dette
alla luce Antonio.
Sembra che la gelosia del berino Palmira andasse aumentando,
per cui nel 1887 Puccini si lamenta in una lettera alla sorella Ramelde che la
Palmira gli fa la guerra; e smesso il soprannome di agnellino, le appiccica il
più toscano attributo di “budello” (puttana). E in pegno d’amore le regalerebbe
un mazzetto di fave e merda. Il che ha fatto sospettare ad almeno un autore
(Magri) che la Palmira avrebbe forse fatto delle avances a Puccini, senza
successo.
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