13/11/17

Berino (filologia pucciniana)

“Berino” – forma italianizzata di “berin”, agnellino in milanese. La massima autorità in materia di filologia milanese (mia moglie), aggiunge che “la par un berin” si dice di bambina con i capelli riccioluti, appunto in analogia al pelo dell’agnello.

“Berin”/”Berino” era il soprannome di Palmira Bencetti (1860-1936), moglie di Ferdinando Fontana, il librettista de Le Villi ed Edgar, il migliore amico di Puccini nel periodo immediatamente successivo agli studi milanesi. Ignoriamo le fattezze della signora Palmira, ma dal soprannome potremmo scommettere che aveva i riccioli. Potremmo anche scommettere che fosse una donna vivace: quando sposa Fontana nel 1881 (ha quindi 21 anni) ha già nel curriculum un matrimonio, un figlio e un divorzio in Svizzera. Il 29 dicembre 1885, Puccini comunica a Fontana di avere anche lui un “berino” bello e buono per il quale è impossibilitato a lasciare Lucca: sarebbe ovviamente Elvira, già amante di Puccini. Da notare che in questi giorni il marito di Elvira (Gemignani, detto “Mago”), cantante semiprofessionista, è a Perugia a cantare la Favorita. Il secondo figlio di Elvira e del Geminiani, Renato, è nato in ottobre. – Fontana, in realtà, sapeva di Elvira già da qualche tempo prima.

Nella successiva corrispondenza con Fontana “berino” diventa il soprannome anche di Elvira.  Il termine viene usato in molta corrispondenza fra Fontana e Puccini, ed anche importante, perché Elvira rimane incinta di Puccini nel marzo 1886 e in luglio, non potendo nascondere la gravidanza, fugge con lui da Lucca; e il primo posto dove pensano di rifugiarsi è da Fontana a Caprino Bergamasco. Ma improvvisamente sorge un problema: il berino n.1 (la signora Palmira) diventa gelosissima del berino n.2 (l’Elvira), fino a minacciare di andarsene di casa se arriva l’Elvira (peraltro incinta) e Fontana le fa dei complimenti. Io non credo che fosse un problema di reale gelosia ma piuttosto del discredito che poteva attirare l’ospitare una coppia irregolare, per cui Fontana ebbe non pochi problemi nel trovare una stanza per i Puccini, cui si era unita anche la piccola Fosca. Alla fine Fontana piazzò tutti e tre a Monza, dove Elvira dette alla luce Antonio.


Sembra che la gelosia del berino Palmira andasse aumentando, per cui nel 1887 Puccini si lamenta in una lettera alla sorella Ramelde che la Palmira gli fa la guerra; e smesso il soprannome di agnellino, le appiccica il più toscano attributo di “budello” (puttana). E in pegno d’amore le regalerebbe un mazzetto di fave e merda. Il che ha fatto sospettare ad almeno un autore (Magri) che la Palmira avrebbe forse fatto delle avances a Puccini, senza successo.

Nessun commento:

Posta un commento