17/11/17

La lettera di Elvira

http://www.sothebys.com/en/auctions/ecatalogue/2017/musical-manuscripts-l17406/lot.59.html

Vedo che è in vendita all’asta da Sotheby il 27 novembre prossimo l’originale della terribile lettera che Elvira indirizzò a Puccini il 25 marzo 1909, dopo il suicidio di Doria Manfredi. Il testo della lettera nonché il facsimile si trova su “Puccini com’era” a cura di Marchetti, una delle principali antologie di lettere di Puccini e parenti. Una lettera che qualche settimana fa ho definito durissima, ancora urtante oggi da leggere, addirittura terrificante se se ne guarda la scrittura rabbiosa.

Il suicidio della Manfredi (fine gennaio 1909) coglie Elvira a Milano e Puccini a Roma. Inizia un periodo di separazione tra i due, anzi per essere precisi sia Giulio Ricordi che Carlo Nasi, l’avvocato di Puccini, lo consigliano nei termini più pressanti di separarsi definitivamente da Elvira, a tutela del suo nome e della sua stessa salute. Nasi stende addirittura un atto di separazione che non sarà mai registrato. Nonostante l’autopsia che accerta lo stato di verginità di Doria, Elvira si rifiuterà sempre di ammettere una sua colpa e sosterrà sempre che Doria era l’amante di Puccini. Questa lettera segna il momento di maggiore distanza tra i due coniugi (in seguito ci sarà un riavvicinamento e contro il parere di tutti Puccini si riappacificherà con Elvira, abbandonando l’idea della separazione). Elvira è frastornata dagli eventi, ma tutto sommato non pentita perché convinta di avere ragione e la sua lettera è un implacabile atto di accusa.

La lettera inizia rimproverando a Puccini, 5 anni dopo la sua chiusura, la relazione con Corinna. Qui apprendiamo che quando arrivò a Torre del Lago la lettera dell’avvocato di Corinna (24 novembre 1903) Puccini ne fu talmente spaventato da meditare la fuga in Svizzera, segno che non si trattava di una richiesta di soldi, sempre trattabile, ma di minacce probabilmente di un procedimento penale. Queste poche righe sono tutto sommato la principale fonte di informazione sulla chiusura della relazione con Corinna; una cosa che Elvira, sotto sotto, non ha metabolizzato. Penso che Elvira non sia mai riuscita a superare l’umiliazione di dover strappare il suo uomo ad una sgarzolina, e che questa sia una delle cause che hanno portato alla persecuzione di Doria.

Elvira però prosegue con una vera e propria requisitoria, e di fatto psicanalizza Puccini:

“Col tuo egoismo hai distrutto una famiglia ed hai causato cose assai gravi, e se è vero che nel mondo tutto si sconta, tu la sconterai. Non hai più vent’anni, né godi di una florida salute e verrà presto il giorno in cui l’isolamento ti peserà e ricercherai le cure e l’amore di una persona affettuosa ma sarà troppo tardi e dovrai finire i tuoi giorni solo ed abbandonato da tutti. La tua teoria che col denaro si può avere tutto è sbagliata perché l’affetto e la sicurezza d’avere intorno delle persone affezionate non si comprano. Se posso darti un consiglio, è quello che tu smetta di mentire perché forse è il solo mezzo per riabilitarti in faccia a tutti. Perché tu menti anche a te stesso […]”

Dobbiamo scontare da questa lettera l’atteggiamento di Elvira che vuole incolpare Puccini dei fatti avvenuti – e se devo dire la mia opinione personale, che però argomenterò se mai mi deciderò a scrivere sul serio di Puccini, è che per quanto Elvira avesse superato ogni limite conducendo al suicidio una povera ragazza, Puccini non fosse del tutto innocente e che abbia anche lui una sua quota di colpa nel suicidio – se non altro in quanto padrone di casa ed oggettivamente responsabile dei maltrattamenti inflitti ad una persona di servizio.

Ma anche scontando la situazione del momento, ricordiamoci che Elvira Puccini lo conosceva bene, anzi meglio di tutti, e quando lo accusa di egoismo, di paura di invecchiare, e di mentire anche a se stesso, non va poi così lontana dal vero. Io credo che per una reale comprensione dei meccanismi mentali di Puccini questa lettera sia indispensabile.


E’ vero che la lettera è ampiamente nota e commentata e certo non va persa. Dispiace però di vederla messa in vendita a privati.  Ad occhio l’origine della lettera è dal ramo di Albina Franceschini, la figlia di Ramelde Puccini, che mise molto materiale  a disposizione del Marchetti quando nel 1973 pubblicò la sua antologia di lettere.

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