27 gennaio, giornata importante per la storia della musica.
1756, nasce Wolfgang Amadeus Mozart. 1901, muore Giuseppe Verdi. Della nascita
di Mozart mi occuperò l’anno prossimo (promesso!), per quest’anno parliamo di
Verdi. Suggerisco di leggere il suo testamento che si trova a http://www.musicaprogetto.org/2014/06/testamento-olografo-di-giuseppe-verdi.html
Leggetelo, perché è il testamento di un grande uomo, e di
quello che all’epoca era probabilmente l’uomo più ricco d’Italia.
Qualche chiave di lettura:
1.
per avere una idea del potere d’acquisto della
lira, la villa Puccini di Torre del Lago, acquistata a fine 1899 fu pagata
diecimila lire. Era un ottimo prezzo perché in cattive condizioni e dovette
essere ristrutturata, ma serve per rendere l’idea che diecimila lire del 1900
fossero il prezzo di una villa di due piani in campagna, in un posto non
particolarmente felice e in non buone condizioni. Diciamo 400/500mila euro di
adesso? E’ il legato che viene lasciato a tre opere pie e a un domestico
fedele.
2.
Mentre tutti sanno della costruzione della casa
di riposo per musicisti a Milano, non tutti sanno che in precedenza Verdi aveva
fatto costruire a sue spese l’ospedale di Villanova d’Arda, dotandolo di alcune
proprietà per finanziarne il funzionamento. L’ospedale viene ricordato anche
nel testamento.
3.
Alla casa di riposo di Milano rimane il lascito
più importante, cioè i diritti d’autore sulle opere che durarono fino agli anni sessanta (il termine venne
prolungato con una legge ad hoc).
4.
Sia per l’ospedale di Villanova che per la casa
di Riposo, Verdi si preoccupa non solo di costruire la strutture ma anche di
dotarle di un capitale, la cui rendita consenta di finanziare le operazioni
della casa. Un concetto completamente estraneo alla mentalità degli
amministratori pubblici del giorno d’oggi. Ci si chiede se questi ultimi
abbiano fatto il corso alla alta scuola di amministrazione di Topolinia.
5.
Il credito di duecentomila euro verso la Ricordi
si riferisce alla trasformazione di questa da azienda familiare a società,
passaggio che venne finanziato, in una curiosa inversione di ruoli, dall’autore
di maggiore successo della società e cioè Verdi.
6.
L’avvocato Campanari era anche quello che curava
gli affari legali della Ricordi. Nel 1909 lo troveremo quale estensore
dell’atto di separazione fra Elvira e Giacomo Puccini a seguito della vicenda
Doria Manfredi, atto che non venne mai firmato (ne riparleremo).
7.
La famiglia Carrara tuttora possiede sia la
villa di Busseto che i documenti personali di Verdi. La villa di S.Agata in
effetti è rimasta, almeno gli ambienti che si possono visitare, come era ai
tempi di Verdi e lascia l’idea che il proprietario sia temporaneamente assente
ma che potrebbe anche tornare da un momento all’altro. Forse domani.
8.
Le righe migliori sono le ultime. Verdi morì
nella notte e il funerale di terza classe fu tenuto nella chiesa di S.
Francesco di Paola, grosso modo di fronte al Grand Hotel et de Milan dove Verdi
morì nella camera 105, all’alba e senza musica. Naturalmente il funerale
ufficiale modestissimo come da richiesta del defunto non soddisfò nessuno, e il mese successivo si fece il grandioso
trasporto della salma alla tomba nella casa di riposo, con musica diretta da
Toscanini e folla tale che occorsero 11 ore al carro funebre per traversare la
città dal cimitero monumantale a via Buonarroti.
9.
Non era un caso che Verdi morisse nella camera
105. Quando andava a Milano soggiornava sempre nella camera 105 del Grand Hotel
et de Milano, di proprietà della famiglia Spatz. La figlia degli Spatz, Olga,
sposò Umberto Giordano e siccome in Italia tutte le cose si fanno in famiglia,
questa fu l’occasione per Giordano per mettersi sotto la protezione di Verdi.
10. L’ultimo
pensiero fu, comunque, per i poveri di Busseto.
Nessun commento:
Posta un commento