27/01/18

Il testamento di Verdi

27 gennaio, giornata importante per la storia della musica. 1756, nasce Wolfgang Amadeus Mozart. 1901, muore Giuseppe Verdi. Della nascita di Mozart mi occuperò l’anno prossimo (promesso!), per quest’anno parliamo di Verdi. Suggerisco di leggere il suo testamento che si trova a http://www.musicaprogetto.org/2014/06/testamento-olografo-di-giuseppe-verdi.html

Leggetelo, perché è il testamento di un grande uomo, e di quello che all’epoca era probabilmente l’uomo più ricco d’Italia.

Qualche chiave di lettura:
1.     per avere una idea del potere d’acquisto della lira, la villa Puccini di Torre del Lago, acquistata a fine 1899 fu pagata diecimila lire. Era un ottimo prezzo perché in cattive condizioni e dovette essere ristrutturata, ma serve per rendere l’idea che diecimila lire del 1900 fossero il prezzo di una villa di due piani in campagna, in un posto non particolarmente felice e in non buone condizioni. Diciamo 400/500mila euro di adesso? E’ il legato che viene lasciato a tre opere pie e a un domestico fedele.

2.     Mentre tutti sanno della costruzione della casa di riposo per musicisti a Milano, non tutti sanno che in precedenza Verdi aveva fatto costruire a sue spese l’ospedale di Villanova d’Arda, dotandolo di alcune proprietà per finanziarne il funzionamento. L’ospedale viene ricordato anche nel testamento.

3.     Alla casa di riposo di Milano rimane il lascito più importante, cioè i diritti d’autore sulle opere che durarono fino  agli anni sessanta (il termine venne prolungato con una legge ad hoc).

4.     Sia per l’ospedale di Villanova che per la casa di Riposo, Verdi si preoccupa non solo di costruire la strutture ma anche di dotarle di un capitale, la cui rendita consenta di finanziare le operazioni della casa. Un concetto completamente estraneo alla mentalità degli amministratori pubblici del giorno d’oggi. Ci si chiede se questi ultimi abbiano fatto il corso alla alta scuola di amministrazione di Topolinia.

5.     Il credito di duecentomila euro verso la Ricordi si riferisce alla trasformazione di questa da azienda familiare a società, passaggio che venne finanziato, in una curiosa inversione di ruoli, dall’autore di maggiore successo della società e cioè Verdi.

6.     L’avvocato Campanari era anche quello che curava gli affari legali della Ricordi. Nel 1909 lo troveremo quale estensore dell’atto di separazione fra Elvira e Giacomo Puccini a seguito della vicenda Doria Manfredi, atto che non venne mai firmato (ne riparleremo).

7.     La famiglia Carrara tuttora possiede sia la villa di Busseto che i documenti personali di Verdi. La villa di S.Agata in effetti è rimasta, almeno gli ambienti che si possono visitare, come era ai tempi di Verdi e lascia l’idea che il proprietario sia temporaneamente assente ma che potrebbe anche tornare da un momento all’altro. Forse domani.

8.     Le righe migliori sono le ultime. Verdi morì nella notte e il funerale di terza classe fu tenuto nella chiesa di S. Francesco di Paola, grosso modo di fronte al Grand Hotel et de Milan dove Verdi morì nella camera 105, all’alba e senza musica. Naturalmente il funerale ufficiale modestissimo come da richiesta del defunto non soddisfò nessuno,  e il mese successivo si fece il grandioso trasporto della salma alla tomba nella casa di riposo, con musica diretta da Toscanini e folla tale che occorsero 11 ore al carro funebre per traversare la città dal cimitero monumantale a via Buonarroti.

9.     Non era un caso che Verdi morisse nella camera 105. Quando andava a Milano soggiornava sempre nella camera 105 del Grand Hotel et de Milano, di proprietà della famiglia Spatz. La figlia degli Spatz, Olga, sposò Umberto Giordano e siccome in Italia tutte le cose si fanno in famiglia, questa fu l’occasione per Giordano per mettersi sotto la protezione di Verdi.


10. L’ultimo pensiero fu, comunque, per i poveri di Busseto.

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